Il nostro Giornale
Anno XXII - n°48 Supersano, 5 Luglio 1998
Direttore responsabile: GINO DE VITIS
Notizie flash, Don Paolo Gualtieri,Meditazioni di una coscienza,Oratorio parrocchiale,vita politico-socio-rurale supersanese, Modi di dire,La pelle giusta,Supersano...ieri,Via Crucis,La trapiantatrice di tabacco,L'unità mobile di soccorso
Lettere al Giornale
Lecce 29 dicembre 1997
Son rimasto veramente commosso
Caro Dott. De Vitis,
così, mi sono incontrato ancora una volta col mio vecchio amico Rocco
sulla copertina del "Nostro Giornale". L'ho ricevuto questa mattina;
ed aprendo il plico ecco il suo viso stranamente espressivo, tra la fissità
astratta della meditazione e quasi un'ironia scetticheggiante sulla realtà.
Caro Rocco, innamorato della poesia! Sono rimasto veramente commosso dal ricordo
scritto dalla figlia nelle pagine centrali della rivista, bello davvero e
ricco di straordinarie notazioni e soffuso di acuta e pudica sensibilità.
Il resto del "Giornale" è ormai secondo le reole ben collaudate.
Mi sono' riconosciuto nella lettera iniziale citata in apertura e firmata
"Il Direttore". Il mio scrupolo era quello di non sembrare nè
invadente, nè insistente, dal momento che le mie precedenti lettere
erano apparse puntualmente sui numeri precedenti. Dovrei (o avrei dovuto)
non scriverle? Non ne ero capace, perchè uno degli effetti di un "Giornale"
concepito come questo da Lei diretto, è oltretutto quello di stimolare
sentimenti in umane relazioni e un'atmosfera soave di ricordi.
Questa volta, fra l'altro, il mio caro Rocco mi riportava niente meno che
a sessantacinque anni fa, a Soleto, quando ci conoscemmo, diventando subito
amici. Come avviene quando si ha meno di vent'anni.
Grazie, dunque; e mille auguri per un felice 1998. Cari saluti.
Mario Marti
Augusta, 12 gennaio 1998
Piazza IV Novembre: un cocuzzolo fuori posto
Carissimo Gino
Colgo l'occasione con la presente, per manifestare il mio affetto per il nostro
Giornale. Come è mia consuetudine, ogni anno trascorso con piacere
le mie vacanze dalle nostre parti e soprattutto a Supersano, per far visita
a parenti ed amici. Ed in questa occasione, mi piace girare per il nostro
piccolo paese e mi si riempie il cuore di gioia. vedendo che tutto sia rimasto
uguale nel tempo. Quest'anno, però, ho trovato qualcosa che mi ha lasciato
molto turbata, vedendo quella nuova struttura in piazza IV novembre (la pavimentazione
n.d.r.): mi è sembrato un oltraggio al centro storico, dovuto ad un'opera
non adeguata nel contesto del nostro paese. Cosa succederà adesso duranre
i festeggiamenti dei nostri Santi Patroni, visto che in quella piazza sarà
impossibile sostare? lo l'ho chiamato cocuzzolo rompicollo... per me è
una struttura fuori posto. Scusami tanto professore (non vedo, cara Giulietta,
perchè dovresti scusartene con me...!), ma da nostalgica che sono dovevo
rendere palesi i miei pensieri e credo di non essere la sola a pensarla in
questa maniera.
Un altro fatto mi ha ancor più costernata: la notizia della dipartita
di "don Rocco" De Vitis, mi ha profondamente colpita, anche se bisogna
convincersi della sua ineluttabilità, dell'evento, cioè, che
fa parte del nostro essere su questa terra. Ma di lui ci restano nella memoria
tanti e tanti bei ricordi, che ora ci tornano come consolatori.
I miei più sentiti auguri e cordiali saluti.
Giulietta Frascaro Milano, 19 gennaio 1998
Vi sono grata
Gent.ma famiglia, prof. Gíno De Vitis, miei grandi
educatori; sono Mirella che vi scrive, perchè finalmente ho avuto un
pò di tempo per farvi sapere quanto vi sono grata per avermi spedito
questo meraviglioso 'giornale. Prima di tutto, vi chiedo come state e come
avete trascorso le feste. Da me, anche se in ritardo, tanti auguri di Buon
Anno.
Vorrei scrivervi tante cose, ma mi limito dirvi GRAZIE! Avete un cuore grande,
e, pur a distanza di tempo, vi ricordo sempre come persone squisite. Al rientro
da Supersano (dal I° al 10), ho trovato nella cassetta della posta il
gradito regalo da voi speditomi. Sfogliandolo, ho notato come chiunque scriva,
coglie l'occasione per farvi tanti complimenti, così come faccio anch'io,
ripetendomi, e dicendovi "Grazie". Prof. Gino, senza di voi non
avremmo la opportunità di leggere il nostro paese.
Mi è dispiaciuto tanto che è venuto a mancare il nostro tanto
amato "Don Rocco", anche noi suoi pazienti. Ora vi saluto di vero
cuore, scusandomi degli errori e sperando di rivederci questa estate. Un grosso
bacio a Te, raia cara Maestra; vi penso sempre e, se posso, vi vorrei dire:
"Vi voglio bene...".
Arrivederci a presto
Lorella Vizzino
Lorella carissima,
ti ringrazio e ti abbraccianio con tanto affetto. Sei sempre la meravigliosa
Mirella, specchio fedele dei tuoi stupendi genitori e degli eccezionali fratelli.
Ti vogliamo bene anche noi.Gino ed Eufemia
Supersano, 7febbraio 1998
Ancora un record all'AVIS di Supersano: 142 le donazioni nel 1997
Egregio Professor Gino De Vitis
Con la presente si vuole segnalare alla nostra comunità che oggi è
stata convocata l'Assemblea Ordinaria Annuale dell'AVIS, per la discussione
degli argomenti che le facciamo avere in allegato e posti all'ordine del giorno.
L'Assemblea si è svolta in un clima sereno e pacato, dove si sono approvati
alla unanimità tutti i capi proposti alla discussione. Inoltre, si
è proceduto alla elezione del Delegato al Congresso Provinciale. Ma
la cosa che più delle altre ha generato soffisfazume, è stata
quelle delle donazioni, mai salite così in alto: è stato stabilito
un nuovo record, con ben 142 presenze (trattasi di donazioni di sangue intero)
nel corso del 1997.
Augurandoci che anche nel corrente anno l'AVIS possa crescere, la saluto cordialmente.
Raffaele Legittimo (Presidente)
Orbassano, 10, febbraio 1998
A ricomporre il vecchio puzzle, mancano alcuni tasselli...
Gent.mo Prof. Gino De Vitis
La prego, se lo spazio lo consente, di pubblicare queste righe. Intanto saluto
lei e tutti i Supersanesi.
- Riflessione sul tempo che passa, dedicata al Dottor Rocco De Vitis.
Nel 1960 una giovane sposa, madre di un bel maschietto, lascia Supersano per
recarsi in Piemonte a congiungersi al suo sposo, a Torino. Come nei giorni
d'infanzia, la ragazza ritira il puzzle del suo vissuto dalla scatola dei
ricordi e si allontana, avviando la conmposizione di un altro, nuovo puzzle...
Sempre, quando ritorna a Supersano, riapre la scatola della memoria e, ogni
qual volta, si appresta a ricomporre il vecchio pazzie, si accorge che alcuni
tasselli non ci sono più...
Ora, il trapasso del Dr. Rocco De Vitis rende quasi impossibile il gioco di
ricomposizione: al puzzle mancano i tanti e importanti tasselli, che donavano
senso, armonia e carattere a tutto l'insieme....
Con profondo rammarico
Gioconda Ghetta
Granichen (CH), 26 febbraio 1998
Ancora un omaggio a Supersano
gradirei segnalarle un successo fotografico, attribuito a
Elio Modugno, lo scorso mese di dicembre '97. Sentendo di poter dire qualcosa
che ricordasse la sua terra natale, Elio ha partecipato ad un concorso, che
aveva come tema: "Luci e ombre". La foto presentata è stata
scattata qualche anno fa in una località tra Supersano e Ruffano ed
il soggetto scelto, come si vede, è quello tipico della campagna salentina,
"arsa e rossa", con il mezzo di trasporto tipico dei nostri contadini,
la "bicicletta", che ha appesa al manubrio una "sporta"
e con la bisaccia legata ad portabagagli. La scena viene completata dal secolare
albero di ulivo, fra luci ed ombre, la cui arcaicità ha certamente
influito sulla giuria, che si è espressa in maniera lusinghiera nei
suoi confronti. Caro Professore, non credo di arrecare disturbo, se le chiedo
di poter inserire nelle pagine de "I1 Nostro Giornale" questa notizia
('Lo faccio con immenso piacere'n.d.r.).
Cordialmente
Silvano Bardoscia
Allschiwil (Clt), 17 maggio '98
L'acquisto dell'ambulanza : un'iniziativa che onora Supersano
Carissimo Professore
La notizia che ci giunge e con la quale si da per avvenuto l'acquisto dell'ambulanza,
grazie alla volontà dei due club di volontariato ("11 Buon Esempio"
e 1' "AVER"), ci riempie il cuore di gioia. Un'iniziativa che onora
certamente la nostra gente, la gente di Supersano, che ha saputo cogliere
il vero significato di una così bella idea. Già come detto in
un altro nostro intervento mandato al Nostro Giornale, noi Supersanesi del
Club "Supersano Vero Sano", avevamo promesso un nostro contributo
per la completa realizzazione della iniziativa, ed ora, che l'acquisto dell'ambulanza
è stato fatto, manteniamo la promessa fatta, donando la somma di 2
milioni, che penso di poter consegnare personalmente ai responsabili, tra
qualche giorno, quando sarò a Supersano per trascorrere una breve vacanza.
Grazie sempre per il giornale che puntualmente abbiamo il piacere di leggere
e tanti cordiali saluti.
Antonio Stradiotti (per "Supersano Vero Sano ")
- 14 dicembre 1997: La Direzione Editoriale "ZANE", in una suggestiva manifestazione culturale tenutasi presso il cine-teatro parrocchiale di Melendugno (Le), ha voluto ricordare la spiccata figura professionale e umanistica del Dott. Rocco De Vitis, scomparso lo scorso mese di ottobre, dedicandogli l'Antologia "NOTTE D'INCANTO", giunta alla sua ottava edizione e diretta Antonio Nahi. Essa contiene poesie e novelle in lingua e vernacolo, che nella loro più gran parte, sono state lette dagli stessi autori.
- 4/14 dicembre 1997: Ancora una mostra
del pittore nostro conterraneo, Silvano Bardoscia (è di Ruffano), tenutasi
a Granichen (CH). Buono il successo ottenuto da Silvano, con i suoi acquerelli
pregni di romantica poesia. Lusinghiero il giudizio critico espresso da Giuseppe
Mugnone, il quale, tra l'altro, dice che "l'acquerello è esigentissimo,
non consente distrazioni: richiede idee chiare e mano sicura. È una
materia estremamente delicata, che esprime valori cromatici che hanno le tonalità
della poesia romantica".
- 6/28 febbraio 1998: Un'altra, doverosa segnalazione di
un altro artista, figlio della nostra terra. Ci riferiamo a Carlo Piemonti,
secondogenito della Prof.ssa Maria Rosaria De Vitis, presente, questa volta,
nella Galleria "ArtClub" di Portogruaro (VE), dove ha esposto le
sue ultime creazioni, per le quali, il critico Enzo Santese, si esprime (cfr.
"Juliet" Art Magazine - December '97 - January '98, pag. 60) favorevolmente.
E noi non possiamo non rallegrarcene, poichè il successo di Carlo,
così come quello di ogni altro supersanese, è, nel contempo,
un nostro successo, che si ascrive sempre a nostro prestigio. Carlo Piemonti
ha esposto, poi, a Trieste (9-20 marzo) nella Sala Mostre del Circolo dei
Generali.
- 21 febbraio 1998: Nell'ambito delle manifestazioni proposte
dal Circolo Politico-culturale "G. Almirante" di Supersano, è
stato organizzato un dibattito sul tema "Cultura: l'uomo, individuo e
cittadino". Condotta dalla Prof.ssa Tonina Solidoro, la manifestazione
ha avuto come ospiti: l'Avv. Rutilio Sermonti (Scrittore), l'Avv. Antonello
Trizza (Eurodeputato), il prof. Paolo Protopapa (docente di filosofia) ed
il Prof. Giuseppe Casto (Preside di scuola media).
Nel corso della serata è stata offerta una borsa di studio ad un alunno,
estratto a sorte, tra quelli che nel corso degli esami di licenza media, anno
scolastico 1996/97, hanno riportato il giudizio di "Ottimo", nella
scuola media "E. Frascaro".
- 26 febbraio 1998:
È venuta a mancare improvvisamente la Prof.ssa Maria De Vitis-Giannuzzi;
aveva 78 anni. Preside della Scuola Media di Supersano dal 1967 fino al 1972
e poi fino al 1986, con qualche intervallo, dopo aver trascorso 40 anni di
servizio altamente professionale nella scuola. Sempre presente, la Prof.ssa
Giannuzzi, nel ricordo dei Supersanesi e nell'immaginario collettivo della
nostra comunità, come la "Preside" per antonomasia. Ci uniamo
al cordoglio dei familiari, anche come responsabili di questa testata, porgendo
loro le nostre più sentite condoglianze.
- 3 novembre 1997/28 febbraio 1998:
Organizzato dall'Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Supersano, un
corso di cartapesta, tenuto dal Prof. Antonio Elia. Scopo del corso è
stato quello di incentivare la socializzazione e lo spirito creativo, consolidare
la tradizione del carnevale supersanese e concretizzare un buon investimento
del tempo libero. Il corso si è protratto per circa tre mesi e si è
concluso il 30 gennaio 1998. 1 giovani aderenti (65 iscritti di ambo i sessi),
sono stati impegnati per due giorni settimanali, presso i locali al piano
superiore della scuola materna statale. A conclusione del corso, è
stata allestita una mostra dei lavori eseguiti, in un locale del castello
di recente ristrutturato, nel periodo dal 22 al 28 febbraio.
16 marzo 1998: Avviato all'inizio dell'anno
scolastico, è stato praticamente completato il lavoro operato dal team
degli insegnanti delle quinte classi con i rispettivi alunni, che ha avuto
come tema "Educazione all'accoglienza".
Nel corso selle varie tappe si sono vissuti momenti particolarmente intensi,
quale, ad esempio, quello che ha visti impegnati tre ex-emigranti, Giuseppe
Negro, Aldo Modugno e Luigi Ricco, espatriati rispettivamente in Belgio, Svizzera
e Germania. La fase ultima del progetto, si è avuta presso l'Oratorio
Parrocchiale, in un incontro tra la Direttrice Didattica del Circolo di Ruffano,
Ada Bramato, gli insegnanti (Eufemia Mele, Vincenza Corrado, Piero Giovannico
e Maria Pedone), gli alunni e le loro famiglie ed i rappresentanti della "Caritas"
Idruntina, la Direttrice Didattica Luigina Giannetta ed il Presidente della
AGIMI di Otranto, Don Giuseppe Colavero, il quale ultimo, solo poco prima,
era stato intervistato da Giovanna Milella. nel corso della trasmissione pomeridiana
"Cara Giovanna", su RAIUNO, che aveva avuto come oggetto proprio
quello sulla immigrazione e l'accoglienza.
- 29 marzo 1998: La sezione locale del PDS ha tenuto un'assemblea con dibattito, presso il Centro polivalente, sul tema: "I democratici di sinistra per Supersano". All'incontro, sono intervenuti: Remigio Venuti (Vice-sindaco di Casarano), Gianni Scognamiglio (Coordinatore dei Laburisti), Camillo Macrì (Consigliere regionale), Michele Nutricato e Sebastiano Resta, entrambi facenti parte della Direzione Provinciale del PDS. Ha coordinato l'assemblea Giuseppe Stefanelli, Segretario della locale sezione del PDS, Unione di Supersano.
- 2 gennaio / 29 marzo 1998:
Due
signore quasi centenarie si sono spente all'inizio dell'anno; solo qualche
mese ha diviso entrambe dal compimento del secolo. Trattasi di Maria Teresa
Scarcia, vedova Rollo (n. il 20.12.1898 e m. il 2.1.1998) e di Anna Nutricato,
vedova Miggiano (n. il 18.9.1898 e m. il 29.3.1998).
Il Giornale partecipa al cordoglio delle due famiglie.
- 5 aprile 1998: La marcia della Pace, organizzata già da anni nell'ambito della Diocesi, viene ospitata, quest'anno, dalla Parrocchia e coincide con la XIII Giornata Mondiale della Gioventù. Supersano cattolica ha ospitato festosamente quanti sono qui giunti dai centri vicini e se la scelta è caduta sul nostro paese, è stato anche perchè la Parrocchia può finalmente disporre di un invidiabile Oratorio. Giornata primaverile, che ha accolto nella piazza IV Novembre i giovani qui pervenuti e che hanno dato luogo alla marcia, accompagnandosi con canti, danze, striscioni e cartelloni. Bella e suggestiva la manifestazione, rivestita di giubilo spontaneo e di tanta serenità, cui ha partecipato anche il nostro Vescovo e conclusasi nello stupendo teatrino dell'Oratorio Parrocchiale.
- 26 aprile 1998: Si è concluso il campionato di calcio II categoria, in cui, quest'anno, 'hanno militato due squadre paesane: la "Nuova Supersano" e la "Gioventù Supersano", rispettovamente classificatesi al 4° posto, con punti 54 ed all'8° posto, con punti 32.
- 3 maggio 1998: La "Pro-Loco Supersano",
in collaborazione col Gruppo Ciclistico e col patrocinio del- l'Amministrazione
Comunale, ha or- ganizzato una "Ciclopasseggiata turistico-culturale",
finalizzata alla scoperta del nostro territorio, in bicicletta. La partecipazione
è stata aperta a tutti. Raduno e partenza (ore 8) dai pressi dell'ex
municipio, percorrendo le più suggestive campestri e le numero giosi,
così come da copione ormai consolidatosi negli anni. Due giorni di
festa (nella serata dell'8 c'è stata la processione) a compimento della
novena, con la presenza di tre concerti bandistici: Città di Lecce
(M° Pino Natale), Città di Rutigliano (M° Fiorangelo Orsini)
e Sogliano Cavour, (M° Michele Consueto), che hanno eseguito celebri sunti
di opere, tratte dal repertorio di Verdi, Puccini, Rossini, ecc. Piacevoli
le luminarie, con i fuochi pirotecnici, che hanno chiuso i festeggiamenti.
- 21 maggio 1998: Nel nostro Comune è iniziata la
raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Ancor prima dell'entrata
in funzione del nuovo modo di prelievo, il Sindaco ha reso note le modalità
da attuare, sia con pubblico manifesto e depliant illustrativo distribuito
alle famiglie, che con incontri diretti con i cittadini, avutisi nella scuola
e nell'Oratorio Parrocchiale.
21 maggio 1998: La voce e gli arrangiamenti del compaesano Michele Elia tornano ancora. Noi del giornale, sin dal lontano maggio 1977, abbiamo sempre accolto, oltre che i suoni ed i servizi che ci sono giunti dagli Stati Uniti (Philadelphia), anche le sue "performance", dovute alle incisioni discogragiche. Il lettore attento ricorderà certamente la pagina dedicata a Mike Elia ("Un sax da Philadelphia") col giornale del maggio 1978 e l'altra ancora del dicembre dello stesso anno ("Supersano a dedication"), quando venne presentato l'LP, in cui veniva indicata la produzione discografica del complesso IDEA 71, diretto appunto da Michele Elia. Altre incisioni, frattanto, sono state fatte, prima di arrivare all'ultima in ordine di tempo, sempre con l'affiatatissimo complesso: un CD della durata di quasi 70 minuti e che compendia 18 successi italiani, di cui due inediti, composti dallo stesso Elia, rispettivamente dal titolo "Me ne vado" e "Il ballo della mamma".
- 24 maggio 1998: Le Scuole Materne locali,
a conclusione dell'anno scolastico 1997/98, hanno programmato un festoso incontro,
a compendio di un progetto, che ha avuto come tema: "Educazione alla
Pace". La manifestazione, cui hanno partecipato intensamente anche i
genitori dei bambini, ha avuto inizio presso l'Oratorio Parrocchiale, quindi
si è spostata in piazza Margottini, dove è stata vissuta la
"festa" vera e propria.
Qui, su un palco allestito all'uopo, ogni Scuola Materna si è esibita
in un canto e un balletto, ispirati al tema specifico della pace. Hanno porto
il loro saluto, il Parroco, don Bruno Occhilupo, il Sindaco, Dott. Roberto
De Vitis e la Direttrice Didattica, Dott.ssa Ada Bramato. La simpatica e giuliva
manifestazione è stata conclusa con il lancio di palloni aerostatici,
inneggianti sempre alla concordia e alla pace dei popoli.
- 31 maggio 1998: Abbiamo voluto controllare,
con attenta valutazione quotidiana, le condizioni meteorologiche, riferite
esclusivamente a Supersano e nel periodo 1° gennaio 31 maggio 1998. I
primi cinque mesi dell'anno, sono stati caratterizzati, nell'insieme, da una
stragrande prevalenza di cielo sereno (80 giorni), cui è seguito un
pacchetto di 37 giorni di cielo coperto. Pochi i giorni di pioggia (16) e
di tempo variabile (18). Nel complesso, quindi, il bel tempo l'ha fatta da
padrone, anche se non sono mancate giornate molto fredde (gli ultimi tre giorni
di gennaio) e con vento forte (10, 11, 12 marzo).
Il freddo intenso è tornato, poi, nella seconda metà dello stesso
mese (dal 22 al 26).
Dalla lontana isola di Papua-Nuova Guinea
Intervista per il giornale a don Paolo Gualtieri
a cura di Gino De Vitis
1) Quando hai sentito la vocazione al sacerdozio
e quali motivazioni ti hanno spinto a scegliere questo campo di Apostolato,
la Nunziatura Apostolica?
La vocazione al Sacerdozio l'ho sentita da ragazzo, fin da quando frequentavo
le scuole elementari. Mia mamma, prima ancora che mi iscrivessi ai corsi di
catechismo della parrocchia, mi mandava presso una famiglia, religiosissima
e molto pia, che abitava proprio di fronte alla nostra, quella di Giovanni
Negro, per imparare a memoria le prime preghiere. Andavo con molta passione,
così come dopo mi piaceva andare al catechismo parrocchiale, fattomi
da Wanda De Vitis e da Maria Stradiotti; e non solo al catechismo, ma a tutto
ciò che si faceva in chiesa: le messe, le processioni e tante altre
cose. Tutto questo mi affascinava e la vocazione al Sacerdozio l'ho sentita
fin da allora. Mi attraeva il "mestiere" del prete, precisamente
quello dell'Arciprete Mons. Antonio Russo faceva. La prima persona a cui dissi
di voler diventare prete, fu proprio lui, che mi aiutò poi tantissimo
per entrare in Seminario, dopo la maturità classica. All'Arciprete
sono molto grato, come tutti i supersanesi, per come ha espresso il Sacerdozio
in mezzo a noi, che definirei splendido. Inoltre, per la mia entrata in Seminario,
hanno anche contribuito l'impegno durante gli anni del liceo nel gruppo giovani
di ACI della parrocchia e la figura di don Gerardo Antonazzo. Volere entrare
in Seminario e vedere che un giovane come te, vi è già e sta
per essere ordinato prete, è di notevole incoraggiamento. Infatti,
don Gerardo veniva ordinato sacerdote nel settembre dell' 81 ed io. in ottobre
dello stesso anno, entravo nel Seminario Regionale di Molfetta. La presenza
di don Gerardo, è stata per me una grazia del Signore, fonte di ogni
vocazione.
Il fatto che attualmente esprimo il mio ministero pastorale nella Nunziatura
Apostolica, non è stata una mia scelta, ma una proposta del mio Vescovo.
2) Nunziatura Apostolica: puoi dare ai lettori de "Il Nostro Giornale"
notizie sui compiti specifici inerenti tale istituzione? E quale è
il tuo compito di Nunziatura?
Quelli che sono i compiti di una Nunziatura Apostolica, li esprime in modo
eminente Paolo VI, in un suo Documento, considerato come la "Carta Costituzionale"
di questa istituzione nella Chiesa. Cito testualmente un passo: "Mediante
i Nostri Rappresentanti, (Rappresentanti del Papa), noi ci rendiamo partecipi
della vita stessa dei nostri Figli e quasi inserendoci in essa, veniamo a
conoscere, in modo più spedito e sicuro, le loro necessità ed
intime aspirazioni.
L'attività del Rappresentante Pontificio, reca innanzitutto un preciso
servizio ai Vescovi, ai Sacerdoti, ai Religiosi ed a tutti i cattolici del
luogo, i quali trovano in lui sostegno e tutela, in quanto egli rappresenta
una Autorità Superiore, che è a vantaggio di tutti. La sua missione
non si sovrappone all'esercizio dei poteri dei Vescovi, nè lo sostituisce
o intralcia, ma lo rispetta e, anzi, lo favorisce e sostiene col fraterno
e discreto consiglio.
(...) Non si esaurisce, tuttavia, in questo pur grandissimo servizio presso
le singole Chiesa la missione dei Nostri Rappresentanti. Per un nativo diritto
inerente alla nostra stessa missione spirituale, favorito da un secolare sviluppo
di avvenimenti storici, noi, inviamo pure i Nostri Legati alle supreme Autorità
degli Stati, nei quali è radicata la Chiesa Cattolica (Paolo VI, "Sollecitudo
Omnium Ecclesiarum", 1969).
Ecco, si potrebbe dire che le Rappresentanze Pontificie sono una istituzione
che nasce dall'affetto del Papa per la Chiesa sparsa in tutto il mondo e,
non potendo essere dappertutto personalmente, invia dei suoi rappresentanti.
Riguardo a ciò che svolgo, sono segretario di Nunziatura. I1 Rappresentante
Pontificio in Papua Nuova Guinea è attualmente S.E. Mons. Hans Schwemmer,
tedesco di origine.
3) Dove hai fatto la tua preparazione a tale servizio
ecclesiale e come sono stati gli studi che ti hanno introdotto a si impegnativo
compito?
Dopo la mia Ordinazione Sacerdotale, ho ancora continuato gli studi teologici
per un anno a Roma, alla fine del quale sono stato chiamato ad Ugento, rimanendo
qui tre anni e mezzo. È stata qui una esperienza pastorale bellissima.
Sono poi ritornato a Roma, mandato dal mio Vescovo, a studiare presso la Pontificia
Accademia Ecclesiastica e frequentando la Facoltà di Diritto Canonico
presso la Pontificia Università Lateranense.
4) Quali emozioni hai vissuto quando sei stato ufficialmente nominato?
Appena comunicatami la destinazione, sono andato subito a vedere sull'Atlante
Geografico dove si trovava la Papa Nuova Guinea. Sinceramente, all'inizio
ho provato un senso di timore misto a smarrimento, aumentato dal fatto che
telefondando a casa per comunicare la notizia a mio padre e a mia madre, anche
loro sono rimasti un pò sconcertati per la lontananza. Quando sono
partito per la prima volta, ho lasciato mia mamma piangendo e non avendo nemmeno
la forza di accompagnarmi alla macchina, come invece era solita fare quando
partivo per il Seminario.
5) Sei in aereo: viaggi verso le "tue"
nuove terre. Per circa 22 ore, sorvoli tanti tanti Paesi, guardi fuoro dal
tuo finestrino e pensi...
Sì, effettivamente sono tanti i Paesi che si sorvolano per raggiungere
Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea e sono tante anche le cose
che penso, come per esempio alla moltitudine di gente che nei vari Paesi in
via di sviluppo muore di fame. Circa 780 milioni di abitanti dei Paesi in
via di sviluppo - pari al 20% della loro popolazione-continuano a non avere
i mezzi sufficienti per procurarsi ogni giorno la razione alimentare indispensabile
al loro benessere nutrizionale. I poveri sono le prime vittime della malnutrizione
e della fame nel mondo. Essere poveri, significa quasi sempre essere più
facilmente vittime di tanti pericoli che minacciano la sopravvivenza ed essere
più facilmente oggetti alle malattie fisiche. Dagli anni 80 questo
fenomeno è in crescita e minaccia un numero sempre maggiore di persone
nella stragrande maggioranza di Paesi. Nell'ambito di una popolazione povera,
le prime vittime sono sempre gli individui più fragili: bambini, donne
incinte o che allattano, anziani. Si aggiungono a questi, altri gruppi umani
come i rifugiati o i profughi, le vittime di avvenimenti politici. Avvicinandoci
alle soglie del terzo millennio, per invertire questa tendenza, è necessario
modificare atteggiamenti e prassi, (economiche, sociali, culturali e politiche).
È necessaria una politica mondiale coraggiosa all'insegna della solidarietà,
così come indica il Papa Giovanni Paolo II.
6) Anche se solo da poco sei in Papua Nuova Guinea,
quali cose puoi raccontarci della gente che ti sta davanti e quali considerazioni
di confronto puoi fare con la gente salentina?
Azzardarsi a fare un confronto è molto difficile, perchè si
tratta di un mondo culturale molto diverso dal nostro. Se un accostamento
si può fare tra la gente della Papua Nuova Guinea e la gente salentina
è la grande apertura e la grande cordialità. Si tratta di gente
molto buona, povera, ma ricca dentro di tanti valori.
7) Supersano (40 parallelo nord) - Port Moresby Papua
Nuova Guinea (Equatore): climi così profondamente diversi. Come ci
si adatta senza sentirsi tanto in difficoltà?
Si, all'inizio ho sofferto il clima, caldo-umido, senza variazioni di stagioni
durante l'anno. Pian piano però mi sono adattato. L'adattamento non
costituisce un grande problema per me. Certo sento molto lo stare lontano
dalla mia famiglia.
8) Port Moresby: popolo profondamente diversi dal
nostro; cocktail di etnie, lingue, religioni e teatro di grande povertà
ed arretratezza: quale è il compito della Nunziatura Apostolica e della
Chiesa Cattolica, in questa realtà?
La Chiesa Cattolica in Papua Nuova Guinea è una minoranza: i cattolici
infatti sono solo il 32% circa, essendo la maggioranza protestante, e come
in tutti gli altri Paesi, cerca di portare la Buona Novella di Gesù
Cristo. Riguardo al compito della Nunziatura Apostolica, come ho detto sopra,
è quello di rappresentare il Santo Padre e portare il suo affetto alla
Chiesa locale. Si visitano i Vescovi, i Sacerdoti, i Religiosi, le Religiose,
la gente nei villaggi e nelle stazioni missionarie, cercando di portare loro
sollievo anche materiale. Per esempio, in questi ultimi mesi la Papua Nuova
Guinea è stata colpita da un lungo periodo di siccità, dovuta
agli effetti disastrosi del fenomeno atmosferico, che i metereologi chiamano
"El Nino". Vi sono stati degli enormi danni all'agricoltura, con
la conseguente diminuzione di cibo in tutto il Paese e lo svuotamento di mercati
e negozi, anche per quello che riguardava i generi di prima necessità.
La situazione è stata resa ancora più difficile dagli incendi
che hanno distrutto molti ettari di foresta oltre a casa e coltivazioni. Fame
e malattie hanno provocato nel Paese una sessantina di morti. In questa situazione
la Nunziatura Apostolica e la chiesa locale si sono adoperate con ogni mezzo
per venire incontro alla popolazione, che ha duramente sofferto. Oltre a ciò,
la Nunziatura Apostolica e la Chiesa locale stanno seguendo molto da vicino
il faticoso processo di pacificazione, iniziato lo scorso anno, tra il Governo
Centrale della Papua Nuova Guinea e gli Indipendentisti dell'Isola vicina
di Bougainville, che chiedono l'indipendenza dal Paese e sono in guerra con
questo, da circa dieci anni.
9) Sei tornato a Supersano per una breve parentesi:
quali ricordi, emozioni, odori e sapori ti sono tornati alla mente? Ti sarà
certo difficile staccarti dai tuoi per volare ancora tanto lontano?
Sono sempre contento di tornare a Supersano. per state con la mia famiglia
e con la mia gente che mi vogliono bene.
10) Don Paolo, a nome mio personale
e dei lettori del giornale, tanti e tanti auguri e tanta buona fortuna.
Professore, grazie per l'iniziativa che Ella porta avanti ormai da anni con
"IL NOSTRO GIORNALE" che apprezzo moltissimo e grazie per quanto
mi ha dato con i suoi insegnamenti nella scuola media di Supersano, Sezione
B. Professore dalla cortesia severa, sperimentata da alunno, ma dal cuore
buonissimo, capito da prete.
Port Moresby (Papua Nuova Guinea), 27 aprile 1998.
DON PAOLO GUALTIERI, nasce il l 'febbraio 1961. Maggiore di quattro figli, dopo il normale corso di studi, riceve, nel settembre 1986, l'Accolitato; l'anno successovo, gli viene conferito l'Ordine del Diaconato, nella Chiesa Matrice, alla presenza di Mons. Mario Maglietta e lo stesso Prelato, il 24 settembre 1988, lo consacra Sacerdote, nella Chiesa del SS. Sacramento. Si laurea in Teologia Domznatica presso la Pontificia Università Gregoriana e Dottorato in Diritto Canonico, presso la Pontificia Università Lateranense in Roma. Dal 1993 al 1996, frequenta la Pontificia Ecclesiastica e nel giugno dello stesso anno, entra nel Servizio Diplomatico della Santa Sede alla Nunziatura Apostolica di PapuaNuova Guinea e Isole Salomone. Risiede a Port-Moresby, la capitale della grande isola ex colonia inglese della Melanesia, nel Pacifico Occidentale.
Meditazioni di una coscienza in... preallarme (Parte II)
Già si scandiscono netti i battiti di un nuovo
"count down"
Quanto sembra difficile (o è fin troppo facile?) capire
perchè non si riesca a vivere in giusto e qui io in un paese non certo
immaginario, dove tutti si conoscono e dove sono un po' tutti compari, se
non parenti, quando arriva la scadenza in cui "bisogna" far politica
(meglio l'abbiamo sempre indicata come "partitica", in quanto la
politica, si sa bene, è tutt'altra cosa!), e arriva il fatidico momento
(e si contano i giorni facendone il "count down") e ci si sente
"autorizzati" a dover gridare, ad urlare, convinti che più
si grida e più si riesce a... farsi ragione!... e si è maldisposti
e sordi a prestar orecchio ali' "altro", che non sia però...
"tifoso" della stessa squadra! Insomma, per dirla con Gaspare Barbiellini
Amidei, "un viagra che lascia più impotenti di prima"! E
non è solo metafora, questa!
E chi volesse, invece, porre in conto un pizzico di ragione, anteponendola
alla furbizia e all'ipocrisia, chi volesse adoperarsi a sostegno di certi
comportamenti, senza sprofondare nel macero della consorteria e della complicità,
chi volesse tentare di anteporre i "fatti" al "partito preso",
ebbene, forse si troverebbe sì spiazzato, ma non certo umiliato.
Quanto sembra essere davvero difficile un tal vivere, soprattutto quando ci
si sforza, ma non ci si riesce, di consorziare le parti nella logica di un
sano e leale viver "paesano". logica posta in essere da un certo
slancio razionale, capace di farci valutare i "fatti", senza dover
considerare "nemico" per forza, un avversario politico (pur se parente
o compare), da annientare "ad ogni costo", sì ad ogni costo!,
solo perchè lo si considera una voce fuori coro (il nostro, naturalmente).
E con quale "coraggio", poi, ci si rode dentro, quando "bisogna"
sottacere i meriti altrui, anche se sono oggettivamente riconosciuti come
tali, proprio perchè oggettivamente meritori, per sfoderare una veemenza
malcelata, e marcare solo qualche sfrangiato, minuscolo dettaglio, che può
inevitabilmente e umanamente entrare nel novero di chi opera, dettaglio che
non può assolutamente incrinare e sminuire il "tutto", ma
che può far "comodo", come mero appiglio, a chi deve sprezzare
l'avversario, per infangarlo e sfigurarlo "ad ogni costo", quando,
semmai, bisognerebbe stringergli sportivamente la mano, e non lanciare macigni
lungo il "letto del suo fiume", per impedirne il normale corso,
ma con il risultato di produrre solo schiuma. E riconoscendo il merito altrui,
ci si accrediterebbe nel giudiudizio dei benpensanti! Ma, ahinoi!, quale crudeltà
mentale e miseria morale non stordiscono spesso l'uomo, se dall'altare della'autoesaltazione
(trattasi proprio di autoesaltazione), "è costretto" a dover
perdere il senso della misura, per buttare alle ortiche ogni parvenza di forma,
di studiato galateo, per ergersi su di un piedistallo (eretto naturalmente
da se medesimo) e da qui spifferare gratuitamente sentenze morali a tutto
campo, il tutto condito con termini così spregevoli o offensivi (molti,
ad esempio, ne abbiamo sotto gli occhi, perchè pubblicamente "elargiti")
dell'altrui dignità e convenienti, credeteci, solo per bollare un infernale
destinatario (sic!).
Quanto i bravi e buoni cittadini non rischiano, purtroppo, di prendere violenze
cornate, se per strada circolano troppi tori senza freno!
Ed è davvero difficile (o è fin troppo facile?) comprendere
perchè mai attecchiscano simili comportamenti, quando basterebbe un
sol pizzico di pur pedestre buonsenso. se non di avveduta convinzione in un
gesto coraggioso, o, se vogliamo, di una ben mascherata abilità scenica,
per salvare almeno la faccia!
Quanto è più umano, allora, chi si sforzi di scostare il paravento
dell'ipocrisia, per stare, invece, ai "fatti", quelli che evidenziano
un linguaggio comprensibilissimo, accessibile anche agli "analfabeti",
proprio perchè "fatti" intelligibili nel loro merito, riconoscendo
così a Cesare e a Dio, quanto rispettivamente loro spetta e sotto qualsiasi
titolo!
Purtroppo, ed è qui il nocciolo della "faccenda", così
vanno un pò le cose quando si entra nell'atmosfera di certe "scadenze"
e quando, come zombi non certo evanescenti, ritornano puntuali menzogne, vanagloria,
rivalse dozzinali, burattini e burattinai e soprattutto le "rituali"
vergognose lagnanze, spesso esumate per un mancato soddisfacimento di voglie
e desideri personali... e quando dal proscenio si affacciano, anzi si riaffacciano
molto più bocche che sfiatano che cervelli che pensano... e si rimane
scientemente all'ombra, quella di parte, onde evitare, così come fanno
i gufi, la luce di una fiamma "sputtanatrice".
Troppi gli spiriti in odore di mascherata (o falsa?) identità, camaleonti
senza riserve, molto bene allenati in capriole mozzafiato, per moderare le
quali è come pretendere di voler fermare il vento con le mani... Ma
allora?... Sembrerebbe davvero il tutto un'ostricaria artificiale?
No, certo, poichè i valori, i veri valori, ci sono ancora! Perdio,
se ci sono!, anche se provano, oggi, grande difficoltà ad imporsi,
immersi, anzi sommersi come sono, in un gran mar fatto di confusione e di
disorientamento. E se ci sono, com'è vero che ci sono, bisogna credere
in essi, difenderli senza epifònemi e, soprattutto, come detto, senza
falsi spifferi di moralismo di... piazza!
Gino De Vitis
* (Cfr. "Meditazioni di una coscienza ", 11 Nostro Giornale,
n. 34, del 14 luglio 1991, pag. 13)
Un appello della Sezione AVIS "Settimio Modugno" di Supersano
Chi dona sangue dona vita
Il problema del prelievo di sangue per donazione, è
percepito, ancora oggi, dal grande pubblico, con un certo scetticismo. I mezzi
di informazione (giornali, radio, TV), per vari motivi, abituano il cittadino
ad un'alternativa di stati d'animo: positivi, quando si legge di una persona
che, soggetta a trasfusione, viene salvata dalle donazioni: negativi, se,
invece, si legge di un oscuro traffico di sangue perpetrato in qualche parte
d'Italia. Tutto ciò genera, comprensibilmente, confusione, con conseguente
rimozione mentale del problema, scarsa coscienza e solo per pochi esigenza
di informazione corretta.
Eppure. donar sangue non comporta nessun rischio e nessun danno per la salute
del donatore, una volta escluse quelle poche e ben identificate controindicazioni
al momento del prelievo. Anzi, la visita medica e gli accurati esami di laboratorio,
previsto per i donatori, costituiscono una reale possibilità di prevenzione
di malattie o, quanto meno, di una diagnosi precoce, con tutti i vantaggi
prognostici e terapeutici che ciò comporta per la salute dello stesso
donatore.
II sangue è paragonabile ad un "carburante" che tiene in
moto il corpo, trasporta ossigeno e nutrimento a tutti i tessuti, è
fonte di energia rinnovabile. Contiene elementi vitali e non è stato
ancora trovato un composto artificiale in grado di sostituirlo.
La donazione di sangue (in forma del tutto anonima e gratuita) è un
generoso momento di solidarietà, di vera solidarietà, che per
i credenti è - un obbligo imprescindibile che applica autenticamente
il messaggio cristiano, e per i non credenti è la realiz.zaz_ione autentica
del sentimento di carità e di altruismo umanitario di cooperazione
tra le specie.
Perseveriamo nei nostri sforzi e contribuiamo uniti alla realizzazione della
radiosa cultura dell'amore e della vita. L'AVIS è aperta a tutti e
senza distinzione, per gli scopi di solidarietà che si prefigge, riuscendo
a superare tutte le barriere ideologiche, politiche, religiose o di altra
natura.
L'AVIS di Supersano, Sezione SETTIMIO MODUGNO, in questi suoi primi quindici
anni di vita, ha totalizzato circa 1.000 donazioni (esattamente 969, al 31
gennaio 1998).
Dai anche tu il tuo contributo, il tuo sangue, per far sì che si raggiungano
nuovi e più significativi traguardi! L'AVIS UNISCE!
Il direttivo AVIS
N.B. = Per ulteriori informazioni rivolgersi ad uno sei
seguenti componenti il Direttivo: Raffaele Legittimo (Presidente); Angelo
De Parcali (V. Presidente); Alberto Nutricato (Cassiere); Antonio Merico (Segretario),
o a qualcuno dei consiglieri: Mario De Donatis, Giovanni De Michele, Rocco
De Vitis, Antonio Guido, Luciano Maggio, Angelo Musio e Vincenzo Paiano.
Ricordiamo che, oltre alle "Giornate per la donazione" già
fatte (6 gennaio, 10 maggio e quella di oggi, 5 luglio), si indicano quelle
del prossimo 6 settembre e I ° novembre.
Alleluia! Finis coronat opus
L'oratorio parrocchiale è realtà!
Un giorno la memoria di questi avvenimenti ci sarà gradita
Un verso di Virgilio (Eneide-I, 203), recita testualmente:
"Forsan et haec olim meminisse iuvabit" ("Forse un giorno il
ricordo di questi avvenimenti ci sarà gradito"). Noi, per la circostanza,
lo abbiamo "arbitrariamente" revisionato, per adattarlo al contesto
di quanto più avanti esporremo, togliendo quel "forsan" iniziale.
E se ne capiranno le ragioni...
Bene! Si è finalmente conclusa, e felicemente, la parentesi che da
qualche anno aveva coinvolto il parroco Don Bruno Occhilupo, nella realizzazione
dell'Oratorio Parrocchiale. Nel corso della storia del giornale, siamo stati
sempre presenti nell'informare sui lavori, in corso già da quattro
anni, il che, però, non ci esime dal riassumerne le tappe, bruciate
a tempo di record. Nell'ottobre 1992, viene divulgato un opuscoletto edito
dalla Parrocchia, con il piano completo relativo alla realizzazione dell'opera,
dopo una serie di incontri fissati con gruppi politici, amministrativi e religiosi
del paese e con la conseguente costituzione di un apposito Comitato.
Nel giugno dell'anno successivo, intanto, viene dato spazio per la inaugurazione
del parco giochi. sul terreno che affianca la Chiesa del SS. Sacramento, con
attrezzature per bambini ed
un campo bocce per adulti.
Il 24 aprile del 1994, è la fausta domenica che vede l'avvio ufficiale
dell'opera, con la posa della prima pietra, benedetta dal nostro Vescovo,
Mons. Domenico Caliandro, alla presenza degli amministratori comunali e dei
gruppi ecclesiali. Intanto, in occasione della festa dell'Immacolata 1994,
in coincidenza delle feste natalizie di quell'anno, Don Bruno distribuisce
un altro fascicoletto, in cui sintetizza il cammino fino a quel momento compiuto
e riporta in elenco nominativo, quanti han devoluto all'opera un con-
tributo e in che misura, con l'augurio che il Parroco porge alle famiglie
supersanesi, unitamente al ringraziamento rivolto a quelli che sono stati
solleciti nella elargizione ed a quelli che lo avrebbero fatto in seguito.
Da questo momento, il cantiere è un fervore di lavoro, fatto senza
soluzione di continuità. Si arriva, intanto, al 13 maggio 1996, giorno
in cui avviene la inaugurazione e la benedizione del campo polivalente, il
primo tempo visto nella realizzazione dell'intera fabbrica. che arriva con
giubilo nel pomeriggio del 2 aprile 1998 (esattamente dopo quattro anni),
coronata dall'entusiasmo della comunità supersanese.
È ancora Mons. Caliandro a dare l'avvio alla storica cerimonia, benedicendo
l'opera dal cortile dell'Oratorio; poi tutti all'interno, a prendere posto
nello stupendo teatro, sul cui palcoscenico sono presenti, oltre al Vescovo,
il Presidente della Provincia, l'Avv. Lorenzo Ria, il Dr. Roberto De Vitis,
sindaco di Supersano, l'ufficiale di marina, Fernando Piccinno, e, naturalmente,
il Parroco, Don Bruno Occhilupo, che, visibilmente emozionato, presenta gli
ospiti, passando ad indicare le tappe felicemente percorse e ringraziando
quanti avevan dato il loro contributo, che ha consentito la realizzazione
di un'opera che, almeno per Supersano (nma non solo), è da considerare
ciclopica (spesa indicata: I miliardo e mezzo). Nella rassegna delle persone
da ringraziare, il Parroco ha ricordato le maestranze e tutti coloro che con
estremo disinteresse, hanno prestato la loro opera, specialmente in prossimità
della inaugurazione.
II secondo intervenuto è stato quello di Fernando Piccinno, che ha
preso la parola a nome dei gruppi ecclesiali, quindi è stata la volta
del Sindaco, Dr. Roberto De Vitis, che ha posto in risalto la determinazione
che ha contraddistinto il Parroco, nel condurre in porto una tal mastodontica
opera.
È, poi, il turno dell'Avv. Lorenzo Ria, Presidente della Provincia,
che, ricalcando un pò le argomentazioni d' "obbligo" e felicitandosi
con Don Bruno, lo ringrazia dell'invito fattogli. Conclude gli interventi
Mons. Domenico Caliandro, Vescovo della Diocesi di Ugento, il quale, pur rimanendo
nell'alveo degli argomenti contestuali, sottolinea, tra l'altro, l'importanza
che l'opera dovrebbe rivestire nei confronti dei giovani, ai quali va la sua
particolare attenzione, specie "in quest'ora, che vede la polverizzazione
dei rapporti umani".
Applausi scroscianti hanno sottolineato i vari interventi, conclusisi con
la replica di Don Bruno. Subito dopo, ha agito in allegria il Gruppo "Jonathan"
della Parrocchia San Francesco di Nardò, che ha presentato un piacevolissimo
spettacolo musicale.
Un bouffet aperto, ha dato il "finis" alla stupenda giornata, che
non sarà tanto facilmente dimenticata.
Gino De Vitis
Spigolando nel passato della vita politico-socio-rurale
supersanese
La nostra comunità agricola nei conflitti di lavoro,
a cavallo della, prima guerra mondiale
Le tristi e ben note condizioni economiche che vennero vissute
specialmente nell'immediato dopoguerra (1915-1918), ed in una regione di per
se stessa tanto povera come la nostra, turono maggiormente sofferte dalla
enorme massa di reduci, alla quale una legge, che ebbe parvenza di vero toccasana,
concedeva miglioramenti economici ed il riconoscimento del diritto di poter
occupare terre incolte o malcoltivate. Ciò per consentire agli ex-combattenti
e alle masse rurali in genere, migliori condizioni di vita. Le quali "decisioni",
però, avrebbero intaccato i profitti ed i privilegi dei grossi proprietari
terrieri, ragion per cui dette "decisioni" si concretizzarono (si
fa per dire) in meri tentativi di labile consistenza, che ebbero una certa
credibilità solo per poco tempo e fino a quando non si operò
un'inversione di marcia con l'avvento del Fascismo (Ma il Duce, in uno dei
suoi slogan maggiormente recitati, non diceva testualmente: "Rimanendo
rurali, sarete più vicini al mio cuore"?).
Questo l'immediato dopoguerra, che, contrariamente alle auspicate speranze
di vera pace e serena convivenza, venne vissuto dalle masse in un turbinìo,
pregno di convulso scoramento e di amara delusione. Si cercò, in verità,
di porvi un qualche rimedio, ma fragilità di convinzioni e malferme
determinazioni, originarono solo malcontenti su malcontenti: leggi e controleggi
si susseguirono senza soluzione di continuità, mai chiaramente definite
e applicate, in un contesto ansioso e ansimante, illusorio e sconfortante,
che coinvolse, non risparmiandoli, soprattutto i nostri contadini, quelli
del Basso Salento, anch'essi in giustificata fibrillazione, speranzosi in
una possibile, sospirata assegnazione di terre, che rimasero, però,
purtroppo, solo "terre promesse". E da qui, la motivazione contingente,
la causa scatenante che diede luogo alla costituzione, anzi alla ricostituzione
delle forme di resistenza, con la formazione delle leghe contadine di lotta,
operanti accanto alle associazioni che raggruppavano gli ex-combattenti.
Si cercò, fra l'altro, di far valere una richiesta prioritaria, mediante
cui poter ottenere un quaicne aumento della paga giornaliera, vista la crescente
esigenza dei beni di prima necessità, oltre, naturalmente, la ricerca
di soluzioni capaci di lenire la dilagante disoccupazione. All'uopo, erano
nati i centri di lotta, largamente costituitisi anche nella nostra provincia:
a Galatina, Nardò, Maglie, Galatone, Copertino, Taurisano, Parabita,
Ruffano e altrove.
E le lotte non furono certo incruente, considerata la preoccupante perdita
di vite umane, dovuta agli scioperi che, nell'arco degli anni dal 1919 al
1921 si erano susseguiti con sempre più frequente intensità,
che molto spesso culminarono in azioni di autentica guerriglia tra le due
parti in lotta: i "sovversivi" (le "leghe", che spesso
venivano indicate come "bolsceviche") e le forze dell'ordine.
L'azione "disperata" delle leghe contadine continò fino alla
fine del 1921, fino a quando, cioè, non si avvertì una certa
incapacità di incisività, a causa di diversi motivi: delusione,
sfiducia, stanchezza e, soprattutto, la comparsa dei primi "Fasci di
combattimento", che le osteggiarono apertamente.
Intanto si profilava la spaccatura in seno al Partito Comunista, che si ebbe
al Congresso di Livorno, il 21 gennaio 1921, mentre anche nel Basso Salento
cominciavano a far capolino, come detto, i "Fasci di combattimento",
che scatenarono violenti attacchi contro i "sovversivi" leghisti.
E qui bisogna dire che le autorità, ad ogni livello, guardarono con
una certa benevola attenzione al nuovo movimento politico, che si oppose apertamente
alle Associazioni rosse (cfr. S. Coppola "Conflitti di lavoro e lotte
politiche nel Salento nel primo dopoguerra: 19191925).
E Supersano? Che ruolo ebbe in questi anni di lotte agrarie? Come si visse
quell'atmosfera nel nostro paese?
È il caso qui di ricordare due episodi: di questi, uno è collocato
negli anni precedenti la Grande guerra, l'altro registrato subito dopo. Vediamoli:
A) - Era partito da Gagliano del Capo un gruppo di attivisti della lega contadina,
per recarsi ad ascoltare un comizio che doveva tenersi a Maglie (o a Galatina).
Costoro, i "sovversivi", procedevano ostentando stendardi, cartelloni
e bandiere rosse in un clamore euforico e assordante, trasportati da traini
e barrocci, ma alcuni cavalcando anche muli e cavalli. Di ritorno dal comizio,
i leghisti transitarono per il corso, cantando un po' scompostamente ed a
squarciagola, inni comunisti. Giunti nei pressi dell'ex municipio, furono
additati e redarguiti piuttosto duramente dal Dr. Rocco Frascaro, farmacista
e sinda-
co, allora, di Supersano. Costui, seccato evidentemente dal comportamento
dei dimostranti e sfruttando un'autorità che a quei tempi era pressocchè
incontestabile, minacciò il gruppo, facendo chiaramente intendere ai
rappresentanti "rossi" che lo guidavano, che la loro presenza, ma
ancor più il loro modo di fare, non erano per niente graditi ai Supersanesi.
Ed il sindaco-farmacista, tanto alzò la voce e tanto arringò
i `suoi' cittadini, che la cagnara "rossa" dovette cessare! Ma fino
a che punto la "risposta" dei Supersanesi fosse stata "sincera"
non sappiamo, quando si pensi in che considerazione molta parte dei compaesani
tenesse il sindaco, il Dottor Rocco Frascaro, che da lì a non molto
(settembre 1914) veniva assassinato da Michele Petracca. La convinzione era,
semmai, un'altra: solo per malcelata sudditanza psicologica, i Supersanesi
avevano risposto all'adunata, ordinata dal sindaco. Sta comunque di fatto
che sui malcapitati leghisti, si abbattè la furia violenta dei sudditi
frascariani, che costrinsero i "capustieddhri" a svignarsela in
tutta fretta, inseguiti anche da una strofetta in dialetto, che, musicalmente
improvvisata, recitava così:
"La Lega te Gajanu
l'ima bbona `ncummitata... A corpi te caùci e de scaffi te l'imo liquitata...!".
Questo accadeva poco prima dello scoppio delle ostilità
della primaguerra mondiale. Ma ecco l'episodio verificatosi dopo:
B) Era il 28 aprile 1920: la grande, terribile guerra era finita da quasi
due anni e si era tornati in pieno regime di lotta tra le sezioni leghiste
ed i proprietari terrieri. Come abbiamo visto, gli scioperi si susseguivano
in ogni parte del Salento, senza interruzione alcuna. Nell'ultima decade di
aprile 1920, si segnalarono contestazioni di una certa virulenza a Spongano,
Galatina, Giuggianello, Salice Salentino e Andrano. Ed è in questo
contesto, il 28 aprile appunto, che bisogna collocare una sommossa generatasi
anche qui a Supersano. Un ragguardevole numero di contadini era riuscito a
farsi concedere da un proprietario terriero (Salvatore Maggiulli di Muro Leccese)
un discreto numero di giornate lavorative, grazie anche all'azione di un intermediario
di peso, il Prefetto di Lecce, il quale fece sentire un po' la sua autorità,
minacciando la applicazione dei decreti legge in vigore sulla obbligatorietà
della coltivazione delle terre. Bisogna dire che ora le Autorità ponessero
una maggiore attenzione ai problemi dei coltivatori agricoli e ciò
solo per non favorire l'innesco di manifestazioni turbolente che avrebbero
potuto scuotere l'ordine pubblico.
Ma qui, come si diceva, i vecchi gruppi politici locali (li chiameremmo semmai
"partitici") privi di un vero e proprio contenuto ideale e di un
programma da proporre con convinzione in favore delle classi sociali, si sfaldano
e "trovano" collocazione del nuovo apparato politico, quello fascista,
che pose, però, maggiore considerazione nella tutela degli interessi
dei grossi agrari, che cominciarono a riprendersi dallo spavento loro generato
dai continui scioperi posti in essere dalle leghe contadine.
E la scena, naturalmente, cambiò completamente volto e delle lotte
leghiste se ne sentì solo parlare: si era entrati in un nuovo periodo
storico.
Gino De Vitis
• Te Pasca e de Natale se mmùtane le furnare.
• Ci prea la morte all'addhri, la sua la tene a rretu la porta.
• Quannu nc'è muti caddhri, nu lucisce mai.
• Muti mani su beneditti te Diu, mute malelingue Diu le maletice.
• Se la cipuddhra è mara, mancia mutu pane.
• La fica nu fila e nu tesse, ma te Pasca vistuta esse.
• Betinittu ddhru cazzu nculu, quannu vene sulu!
• Te cabbi fatti, meravija resce!
• La nula ca passa e fusce nu te mmoddhra.
• Cu Diu e cu Ili bboni cristiani, mujerma ssìu prena.
• Se nu teni debbiti, sinti già riccu.
• Se zzòppichi te puddhritru, lu faci puru te vecchiu.
• La mamma te li fessi è sempre prena.
• Chiuti puteca se nu canusci l'arte.
• Allu scuru tutte le fimmine su le stesse.
• Quiddhri ca nu capìscune nenti, o hannu fare l'avvucati o li
sergenti.
• Beddhra mia tutta, fittantu ca me stai sutta.
• Lu raju te lu ciucciu nu rriva mai ncelu.
• Ci tene mestieri a manu, nu more mai te fame.
• L'onestu nu rricchisce mai.
• Ci cumanna nunn'è pacciu.
• Mute fiate è meju nu canuscente ca nu parente.
• A bontà minti cura, ca la bellezza picca tura.
• Ci nasce beddhra, tene nn'anzi la tota.
Glossario del falegname di casa nostra e dintorni
- Vèrdulu: Trapano di piccole dimensioni
con impugnatura a mano. Serve per praticare piccoli fori. Un tempo, ma in
parte ancora oggi, lo si usava per ottenere fori alle botti, nel momento in
cui si doveva operare l'assaggio del vino nuovo.
- Stàntulu: È l'imbotto `vivo', quello che
si affaccia su tutto l'interno della porta e che viene fissato sull'intelaiatura
(imbotto `morto') e che a sua volta sostiene i cardini su cui gira la porta.
- Cugnu: Strumento in duro legno, avente forma di prisma
triangolare, adoperato per usi molteplici.
- Mazzola: Grosso martello in legno.
- Chiànula: È la pialla, strumento di legno,
dalla cui faccia inferiore sporge un po' obliquamente, attraverso una feritoia,
un ferro tagliente a scalpello e che serve per spianare o pulire la facciata
dell'oggetto.
- Chiànula curva: Come sopra, ma opportunamente sagomata
per operare su facce curve.
- Chianòzzulu: È sostantivo diminutivo di "chiànula".
Strumento di cui si servono anche i muratori per rendere liscio
l'intonaco dato ai muri.
- Chiamentu: È la pialla piuttosto lunga, da non confondere
con l'omonimo usato dal muratore.
- Cisteddhri: Sono i cavalletti, generalmente in legno, su
cui il falegname poggia porte, ante ed altro, per poterci lavorare
comodamente.
- Rivattu: È la cornice di una porta.
- Spinalora: È un particolare tipo di pialla stretta,
che serve per operare sui "rivatti".
- Puntatepulire: Fascia in metallo con impugnatura a mano
e che serve per raschiare e pulire superfici in legno.
- Sergenti: Morse di diversa proporzione, che possono arrivare
anche alla lunghezza di 2 metri. La più piccole misurano 10 cm.
- Fusi te bancune: Sono due morse in legno (fusi), che si
regolano da due parti.
- Tràpanu a punte te sagna: È un trapano avente
la punta a forma di `cagna', cioè di tagliatella attorcigliata.
- Scubbia: Scalpello a mezza canna da incisione. - Puntaluru:
Chiodo-punteruolo.
- Puntiddhru: Un pò come il punteruolo: serve soprattutto
per incassare i chiodi.
- Squatru: Strumento in metallo, opportunamente sagomato
a 450.
- Squatru fàusu: Squadro mobile.
- Serra: Sega.
- Serra te otu: Sega a lama stretta, idonea per il taglio
a linea curva.
- Serra te struncu: Un pò come la precedente, ma con
lama più grossa.
- Serracchiu a cuta de surge: Piccola sega a figura convergente
verso la punta.
"La pelle giusta"
Incontro a Supersano con Paola Tabet
Dalla lettura del libro di Paola Tabet, La pelle giusta
(Einaudi, Torino 1997) si esce con la consapevolezza di una conoscenza che
obbliga. Obbliga ad un atteggiamento di permanente vigilanza contro certezze
e stereotipi razzisti che, per mille vie, sono assorbiti e interiorizzati
anzi tutto dai bambini. È questo il dato allarmante che risalta dalle
migliaia di elaborati, oltre settemila, svolti dagli alunni di centinaia
di scuole italiane, elementari e medie, dal 1990 al 1997. "Se i miei
genitori fossero neri ": la traccia più scioccante, proposta
nella maggioranza delle classi, con l'avvertenza agli insegnanti di non
preparare i bambini sull'argomento. Nella provincia di Lecce, la scuola
elementare di Supersano ha collaborato all'indagine con oltre 150 temi,
grazie alla disponibilità delle insegnanti Domenica Contini, Enza
Corrado, Rosanna De Masi, Marisa Marini, Eufemia Mele e Concetta Papalato.
I risultati della ricerca sono stati illustrati dall'Autrice in persona,
la sera del 16 aprile scorso nel Teatro dell'Oratorio Parrocchiale. L'iniziativa,
patrocinata dal Comune di Supersano. è stata presentata dalla Direttrice
Ada Bramato, mentre il prof. Antonio Errico ha messo in rilievo gli aspetti
di lacerante attualità che alla riflessione sono offerti dal volume.
Da questo alcuni alunni hanno letto temi che hanno scosso l'uditorio. "Puhiui!
Che schifo! Non ci voglio nenuneno pensare! Sono proprio contenta di non
essere una figlia adottiva di due negri, altrimenti avrei fatto una tragedia.
Non dormirei sotto lo stesso tetto di persone di colore nenimeno per scherzo.
Buuuheehaahh! " (Pian di Scò, Arezzo, V elem.). Lo schifo, assieme
alla paura, sembra essere il sentimento prevalente dei bambini nei riguardi
dei loro genitori "neri". Le nostre funzioni cognitive sono strettamente
dipendenti dalle funzioni emotivo-affettive, vale a dire che siamo sempre
e comunque influenzati dalle emozioni in qualunque nostra attività.
Non si può trascurare quindi come schifo, paura, disprezzo, emozioni
tutte assai forti, incidano nel profondo, avviando i bambini ad una socializzazione
negativa al disgusto, al rifiuto, alla chiusura. Paola Tabet ha rilevato
che "lo schifo ha una precisa funzione nei rapporti di potere tra i
gruppi sociali. Viene costruita una barriera sociale di discriminazione
che mantiene saldamente i limiti tra i gruppi, stabilisce il confine tra
ciò che viene definito umanità, i noi, veri esseri umani e
ciò che viene definito non unanità, gli altri". "Altri"
sentiti come esseri preistorici o, addirittura, "non completamente
umanizzati come noi": così dichiara candidamente un ragazzino
di Ferrara cui fa eco il dubbio di un compagno `forse è meglio allora
essere dinosauri", rispondendo entrambi ad un'altra traccia su "La
mia vita e la vita della gente in un paese dell'Africa ". Elaborati
da cui balza fuori l'immagine di un continente popolato da cannibali, tigri
ed elefanti o, peggio ancora, in uno stato di spaventosa, assoluta arretratezza,
fame, sporcizia. Filtrate da innumerevoli film d'avventura, cartoni animati,
fumetti e libri per l'infanzia, le idee sulla primitività dell'Africa
fanno da perfetto corollario al panico e alla ossessione del "nero".
La disinformazione sulla realtà attuale dei paesi africani va addebitata,
secondo la prof.ssa Tabet "anche alla scuola, a partire dai libri di
testo fino alle rappresentazioni in qualche modo condivise dagli insegnanti
e al linguaggio da essi usato". come traspare dal tema di un bambino
di Cosenza: "In Africa la gente butta la spazzatura per terra infatti
la maestra certe volte ci richiami perché c'è la spazzatura
per terra e ci dice: "Ecchè siamo in Africa? ". E così,
catapultati dalle "caverne" nella nostra civiltà, anche
gli immigrati africani in Italia vengono considerati sporchi, primitivi
e ignoranti, se non malvagi e delinquenti: "Io non volio avere i genitori
neri. E io non vorei essere nero perché sono poveri. Io non volio
fare amicizia perché rubano i bambini, hanno rovinato la partita
quando giocavo al campo, rubano i soldi perché rubano le biciclette,
perché rubano i profiuhhi" (Supersano, I elem.). E una visione
globale di cui non sono certo responsabili i bambini ma che, aggiornata
e diffusa dai media, affonda le sue radici nell'imperialismo storico dell'Occidente
e, per l'Italia, nel suo recente passato coloniale, mitizzato come bonario,
ma per nulla innocente come le analisi di Rochat e Del Boca hanno ampiamente
dimostrato. I1 razzismo si svela quale sistema di pensiero in cui siamo
tutti immersi, "un sistema - denuncia la studiosa - di lunga costruzione,
che ha subito revisioni e mutamenti ma il cui fondamento, la roccia dura
su cui poggia, sono i rapporti di dominio mondiale". Secondo Paola
Tabet, non ci si può più nascondere la difficoltà di
prendere atto e fare i conti con il peso di un sistema di pensiero razzista.
Un pensiero presente nei bambini, perché radicato saldamente nella
struttura della nostra società, nella nostra storia e nella nostra
cultura.
Qualcosa che si apprende e che, dunque, si può disimparare, attraverso
un processo certamente lungo e difficile ma urgente e ormai ineludibile.
Maria A. Bondanese
Supersano... ieri
(Asterischi fotografici su cose, fatti e persone di casa nostra)
Dopo la parentesi 'partitica' posta in essere sui numeri del
giornale 46 e 47, ì siamo ora certi di poter offrire un altro gruppo
di foto non meno interessanti, che si soffermano sulla presenza, qui a Supersano,
di cantanti di musica leggera di un certo rilievo e che, almeno quando si
sono esibiti sulle nostre piazze, andavano per la maggiore. I
Le commissioni preposte ad offrire simili spetta coli, quando dovevano proporci
queste voci, entravano sempre in fibrillazione, gareggiando tra loro nell'intento
di elargire, con palese e giustificato piacere, gli artisti del momento, ancor
più se trattavasi di voci femminili. Una vera moda, allora (anni 70/80).
quella di poter programmare, oltre le rituali luminarie, le immancabili bande
musicali ed i fuochi pirotecnici, anche spettacoli di musica leggera, che
nella scaletta, seguivano sempre quelli dei concerti bandistici. Inutile dire
che queste "nuove" parentesi musicali erano capaci di suscitare
attese di una certa frenesia, soprattutto perchè si aveva la possibilità
di poter vedere in carne ed ossa il cantante preferito, già immortalato
dagli
schemi televisivi. "
C'è da sottolineare il fatto che nel corso di - queste serate, le case
si svuotavano letteralmente e si correva in piazza (Margottini o IV Novembre),
là - dove si ergevano i palchi che dovevano ospitare i cantanti.
E siamo in grado di poter documentare qualcuna di queste piacevoli circostanze,
facendo riferimento ad un pacchetto di foto, che abbiamo tirato fuori dalla
nostra collezione, foto tutte scattate da Cantoro.
Seguendo un certo ordine cronologico, passiamo in rassegna le immagini e cominciamo
da quella contrassegnata dalla lettera A): risale all'agosto
del 1974, in occasione della esibizione, in piazza Margottini, della statuaria
cantante Giovanna (molto attiva ancora sulla scena: vedi programmi di Paolo
Limiti), che riuscì a coinvolgere i Supersanesi in maniera "elettrizzante",
la
qual cosa si può avvalorare osservando la foto B),
in cui sono no ritratti tanti e tanti volti, qui sorpresi in un atteg iamento
quasi incantato", rivolti verso il palco, su cui si sta esibendo, appunto,
la biondissima cantante, che qui, evidentemente, sta concedendo spazio ai
componenti la commissione. Sono riconoscibili (dalla sinistra): Rocco Riccardo
(mancato qualche anno fa), Saverio Baglivo; Angelo Musio e, sulla destra,
dopo Giovanna, Francesco Corrado.
La presenza della cantante determinò un enorme successo, che invogliò
vieppiù a ripetere simili spettacoli, coinvolgendo ancora altri cantanti
di un certo peso; e da lì a poco, esattamente in occasione della festa
di San Michele (8 maggio 1975), ec
Ancora un generoso impegno degli organizzatori
Entusiasma e avvince la "Via Crucis" vivente,
giunta alla V edizione
La "Via Crucis" vivente giunge alla sua quinta
edizione. Essa nasce il 14 aprile 1987, sulle ali di un entusiasmo nuovo e
frenetico, che si è protratto nel tempo fino ad oggi (7 aprile 1998).
pur tra malcelate polemiche di ordine interpretativo e qualche volta di passabili
risentimenti.
II rito pasquale. che si identifica con la passione e la morte di Cristo,
è stato sempre vissuto, però, con intensa partecipazione e delle
masse che ne hanno interpretato i personaggi e della popolazione supersanese
che ne ha seguito lo svolgimento. Dopo la rappresentazione della Il edizione,
quella ciel 17 marzo 1988, si ebbe una stasi durata sette anni, dovuta, forse,
ad un pò di saturazione di slanci entusiastici, o forse per "ragionata"
assuefazione al trantran che accompagna la preparazione di un tale spettacolo,
capace di assorbire circa 100 persone, con il dovuto dispendio di responsabilità,
tempo e, perchè no?, anche di soldi. Saranno state queste le ragioni
(tutte insieme, o solo qualcuna di esse) a dover determinare la sospensione
della "Via Crucis"? O c'è stato qualcos'altro? È certo,
comunque, che bisogna fare un salto fino al 9 aprile del 1995, per rivedere
all'opera gli organizzatori, per la presentazione della passione e morte di
Cristo, alla sua III edizione, sempre operata, bisogna sottolinearlo, dalla
determinata e inflessibile volontà di Fiorentino Nutricato, il quale,
poi, si concede una sosta meditata, passando il testimone al Presidente dell'Associazione
"Buon Esempio", il Rag. Mario De Donatis, che ne assume la organizzazione
per la presentazione della IV "Via Crucis" vivente, tenutasi il
31 marzo 1996. Poi ancora un anno di "silenzio" e di riflessione,
per arrivare a quella di quest'anno (7 aprile 1998). che torna ad essere modellata
dal team che fa capo a Fiorentino Nutricato.
Varia non poco questa edizione nella sua impostazione. presentando un nuovo
percorso. anche se nella sua formulazione sostanziale dei "vissuti"
evangelici rimane sempre la stessa (Cena, processo, condanna, ecc.). Molto
più consistente, ci è parso, la massa impiegata (si parla di
circa 150 persone impegnate), che ha fatto corona ai personab ai che la narrazione
evangelica ci ha tramandato. Nel dettaglio, eccone i personaggi e gli interpreti
principali:
- Gesù (Salvatore Priore)-Maria (Nevia Tola) - Maria di Magdala - (Anna
Pia Lopez) - Maria di Cleofa (Assunta Legittimo) - Pilato (Avio De Vitis)
- Barabba (Michelangelo De Donno) - Cireneo (Gerardo Stefanizzi) - Erode (Cosimo
Rimo) - Apostoli (Rocco Frascaro, Angelo Musio, Giuseppe Rizzo, Rocco Negro,
Angelo Portone, Giuseppe Contini, Luigi Stefanelli, Angelo Corrado, Antonio
Calori, Luciano Maggio, Antonio Elia, Antonio Baglivo). - Veronica (Elisa
Contini).
La manifestazione prende il via dallo spazio antistante la chiesa matrice,
per passare in piazza IV Novembre e da qui, attraversando via V. Emanuele,
fino alla sosta in p.zza Margottini. L'ultima e più suggestiva fase,
che ha avvinto letteralmente quanti erano presenti, è stata quella
vissuta tra via Paisiello e la piazzetta A. Magli. Ed è stato qui che
l'emozione e la meraviglia sono scattate irrefrenabili. Il tempo metereologico,
non sempre "amico" nelle passate edizioni, quest'anno è stato
sufficientemente accettabile per mitezza, anche se alquanto disturbato dal
vento di scirocco. La sacra rappresentazione, iniziatasi intorno alle ore
20,30, si è conclusa poco prima della mezzanotte.
Avremmo voluto presentare in citazione quant'altri hanno dato la loro interpretazione,
ma la carenza di spazio ce lo impedisce. Gli organizzatori, ci pregano, però,
di voler citare gli sponsor ufficiali: Confezioni "Anna e Fiore ; Ditta
Giuseppe Congedi e Martino; Gruppo Corrado S.r.l.; Banca Popolare Pugliese;
Foto Cantoro e Foto Flash.
Sempre più verso la totale meccanizzazione del
lavoro agricolo
All'opera la trapiantatrice meccanica del tabacco
Di pari passo con i tempi, l'evoluzione invade ogni campo,
non escluso quello riferito all'agricoltura, con la presenza di sempre più
sofisticati mezzi meccanici, capaci di sostituire l'opera dell'uomo, e con
tutte le consenguenze, in positivo e in negativo, che "necessariamente"
comporta il graduale e irrefrenabile sviluppo tecnologico.
Le foto che qui proponiamo evidenziano un nuovo ritrovato in campo agricolo,
riferito alla coltura del tabacco: è una macchina che con poco dispendio
di manodopera (appena 4/5 operai), supplisce al lavoro di 18/20 persone, nella
piantagione del tabacco.
Trattasi, nello specifico, di una macchina trapiantatrice, capace di produrre
un risparmio di manodopera che si aggira sul 65/70% per ettaro. Trainata da
un trattore, ha disposto in fila 4/5 vaschette conte nitrici di piantine di
tabacco, che sono inserite dagli operai (uno per ogni vaschetta) in apposite
tenagliette che, disposte a corona su di un cerchio rotante vengono opportunamente
alloggiate nel terreno, dove, poi, la morsetta divarica i bracci e libera
la piantina che viene subito consolidata in terra tramite un altro apposito
dispositivo.
Alla sommità della macchina, è alloggiato un contenitore per
l'acqua, che viene da qui automaticamente distribuita alle piantine, nel momento
in cui avviene il trapianto reale. Il costo della macchina, conosciuta la
sua utilità non ci sembra esoso (circa 10 milioni), pur se ancora l'esperienza
non ci ha detto degli "effettivi" risultati conseguiti. Nelle foto
la vediamo operare in zona bosco "Belvedere", sotto gli occhi attenti
del proprietario, Giulio Vergari, molto disposto a credere nella specifica
imprenditorialità del figlio Salvatore, che nella bella foto panoramica,
posa accanto alla macchina, assieme al padre, il quale pare lo abbia già
sbrigliato con successo.
Per la determinata decisione di due Associazioni di volontariato
Supersano può disporre, finalmente, dell'unità
mobile di soccorso
Carissimi Concittadini,
ringrazio innanzi tutto l'amico, Prof. Gino De Vitis, il quale gentilmente,
ogni qual volta se ne presenta la opportunità. mi fornisce il mezzo
per comunicare con Voi, dandomi propizia occasione per entrare nelle vostre
case con IL NOSTRO GIORNALE. Questa volta, per comunicarVi ufficialmente che
il traguardo è stato raggiunto: l'ambulanza è stata acquistata
ed è di proprietà della Comunità supersanese.
Gli sforzi comuni e la incrollabile volontà del gruppo, da me modestamente
rappresentato, hanno dato il risultato voluto. Sarebbe bello, a questo punto,
poter elencare singolarmente quanti fattivamente si sono adoperati: quelli
del BUON ESEMPIO, unitamente a tutti quelli che. in maniera diversa, hanno
lavorato con noi, lottando e credendo nell'idea. È necessario, qui.
ricordare il contributo offerto dall'AVER, la presenza dell'AMMINISTRAZIONE
PROVINCIALE e quella dell'AMMINISTRAZIONE COMUNALE di SUPERSANO, nonchè
i SUPERSANESI tutti, che con il loro slancio concreto, grande o piccolo che
sia stato, hanno dato la possibilità di poter realizzare una iniziativa,
che, al momento della sua progettazione, sembrava solo una chimera.
II passo più importante, quindi, è stato fatto, ma c'è
ancora da lavorare, e sodo, perchè c'è da completare l'iter
e far funzionare il servizio in modo adeguato, pronto a qualsiasi evento.
E per ottenere ciò, non deve mancarci il Vostro sprone, il solo capace
di sostenerci: solo con l'unione si può far di più e più
velocemente!
Sarà nostro dovere, non appena avremo pronte le autorizzazioni dalle
Autorità competenti. oltre al programma completo, comunicarVi tutto
e tempestivamente. Ribadisco che il servizio sarà espletato solo a
mezzo volontariato e si sosterrà esclusivamente con oboli volontari.
E siamo certi che. come a noi, anche a Voi tutto ciò dia enorme soffisfazione
e con noi sarete orgogliosi per il conseguimento di sì importante traguardo.
Rinnovo i ringraziamenti miei personali e quelli dei gruppi IL BUON ESEMPIO
e AVER, salutandoVi cordialmente.
Con me firma anche il Presidente dell'AVER, il sig. Rocco De Vitis, che tanto
ha fatto e molto continuerà a fare per l'iniziativa.
Per i Gruppi IL BUON ESEMPIO
- AVER Mario De Donatis - Rocco De Vitis