Nel ricordo imperituro del Dottor Eugenio Frascaro
Doverosa e toccante manifestazione in onore dello Schweitzer supersanese

Il prossimo 31 ottobre, sarà ricordata la scomparsa del Dott. Eugenio Frascaro, figura emblematica della nostra storia. Scompariva a soli 63 anni, colui che l’immaginario collettivo supersanese indicava come lo Schweitzer del paese.
Era nato il 29 giugno 1892 e discendeva da una famiglia di valorosi medici. Figlio di Raffaele Frascaro, anch’egli medico, che aveva avuto due mogli: Giuseppina Licci da Ruffano e Carmela Russi da Marittima. Da queste unioni, erano nati Annunziata, Michele, Eugenio e Maria.
Valente medico era stato pure il nonno Antonio, che l’affetto dei Supersanesi del tempo, aveva immortalato con una lapide marmorea, che ancora oggi si può vedere sul fronte di casa Frascaro, sulla via che porta il suo nome e che affianca il busto di Eugenio Frascaro.
Aveva sposato a 31 anni Antonietta Cortese da Tricase (deceduta il 9 maggio 1984), dal quale matrimonio ha avuto quattro figli: Carmelita, Bianca, Antonio (detto Tonio) e Raffaele (detto Lillino).
Conseguita la licenza liceale presso l’Istituto ‘Capece’ di Maglie nel giugno del 1911, si iscrisse alla facoltà di medicina presso l’Università di Napoli, dove, il 2 giugno del 1917, conseguì la laurea, e, nello stesso anno, superò l’esame libero in odontoiatria, frequentando con profitto la clinica ostetrica e ginecologica, nonché quella di fisiologia, diretta dall’illustre Prof. Filippo Bottazzi.
Appena laureato, venne chiamato a prestar servizio militare e fu assegnato come caporeparto all’ospedale da campo n. 119 (reso famoso anche dalla produzione del film: “Natale al campo 119”), dove prestò la sua opera ai feriti nel corso dell’offensiva del 1918. Si congedò col grado di capitano medico e fino al 31 dicembre del 1919, fu incaricato interinale nel Comune di Cavazuccherina, in provincia di Venezia, ma lasciò detto Comune per decisione di suo padre, già avanzato negli anni e affetto da grave malattia. Aveva anche partecipato ad un concorso bandito dal comune di Tricase, che superò, classificandosi al primo posto, ma che poi rifiutò per sopravvenuti impegni familiari.
Aveva, come i suoi predecessori, considerata la professione medica un’autentica missione, offrendo il suo spassionato servizio alla nostra gente quale medico condotto, per circa 33 anni, assistendo con vero amore non solo i suoi compaesani, ma anche i vicini Ruffanesi, i Torresi ed i Nocigliesi. A tal punto che non lesinava “rimproveri” verso quei pazienti, quand’essi, nel timore di potergli arrecare troppo disturbo, evitavano qualche volta di farlo venire al loro capezzale.
Il ricordo che i Supersanesi hanno avuto del “loro” dottore, non è andato affievolendosi nel tempo, pur con la scomparsa graduale di chi lo aveva personalmente conosciuto, poiché il suo ricordo è stato costantemente vivificato, oltre che dalle testimonianze dei superstiti, anche dai riconoscimenti meritori che i Supersanesi han sentito tribuirgli, quali la intitolazione della Scuola Media, proposta dal sindaco del tempo, Cav. Vito Musio, sancita poi dal Collegio dei Professori il 7 giugno 1967 e celebrata con una bella manifestazione svoltasi l’anno successivo, il 7 maggio 1968 (Cfr. la cronaca nel riquadro a parte) e quella di una piazzetta (incrocio tra via B.V. di Coelimanna e via San Francesco).
Nel percorso quotidiano per le case dei suoi pazienti, Don Geniu (come veniva familiarmente chiamato) non si recava mai a piedi (un incidente automobilistico lo aveva coinvolto nel 1946 in provincia di Bari, proprio per accompagnare di persona una sua paziente presso uno specialista. E l’infortunio lo aveva costretto, purtroppo, a doversi servire di un bastone), ma adoperava un calesse, guidato spesso da giovanottini, uno dei quali, di Castrignano del Capo, era stato amorevolmente gratificato dal dottore col soprannome di “’Ntrèfula”. Dell’uso della macchina, manco a parlarne, se non quando le necessità lo costringevano a lunghi spostamenti extra-moenia e sempre con l’ausilio di un autista (quelli che più degli altri servirono i fratelli Frascaro, furono Pippi Pasanisi e Giovannino Tamborrino).
Ma come programmava le sue giornate il dottor Frascaro? Nella mattinata, si occupava delle visite di routine presso il suo ambulatorio che aveva allestito al piano terra della sua abitazione (in via Antonio Frascaro, poi temporaneamente cambiata, durante il periodo del Regime Fascista, in via Malta), quindi, fino alle ore 13-14, si spostava per le visite domiciliari e dopo un breve riposino, via ancora col calessino, a Ruffano e Torrepaduli, per offrire la sua opera ai pazienti dei due centri vicini, senza mai pretendere ricompensa alcuna. Solo intorno alla mezzanotte, sempre col suo calessino, riconoscibile da lontano, perché trainato da un vecchio cavallo che nella sua andatura, strisciava per terra il ferro dello zoccolo posteriore destro, faceva rientro a casa, quella casa che i Supersanesi ricordano con il portone d’ingresso sempre aperto (che tempi!).
E non c’era condizione meteorologica che gli impedisse mai di muoversi: con ogni “tempo”, sfidando imperterrito la pioggia, il vento, il caldo ed il freddo. E non indossava mai un cappotto!
Era legato da autentico vincolo fraterno al germano Nino, il Don Nino dei Supersanesi, il valente avvocato dalla forbita oratoria, che assecondò, nel bene e nel male, in ogni sua iniziativa, sia essa commerciale che politica ( una sola volta, fece parte della lista civica n. 2 “La Quercia” –capolista Franco Ferrazzi- alle amministrative dell’ottobre 1946, unitamente al fratello Michele, nella corrente contrapposta a quella del Dott. Magli), rimanendo però sempre fedele alla sua missione di medico di famiglia, mai smentendosi, al punto che la sorte volle colpirlo proprio al capezzale di un suo paziente: era il 31 ottobre 1955.
A ricordo imperituro di sì nobile figura, oltre al “normale” perpetuarsi del suo nome nei nipoti, non mancò chi dei suoi concittadini, intese onorare il dottore, imponendo al proprio figlio il nome “Eugenio”. A tanto arrivava la devozione verso questa eccezionale persona!
Ed ora, a 50 anni dalla sua scomparsa, il nostro Istituto Comprensivo Scolastico, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale ed i figli del defunto dottore, hanno inteso rievocare la sua figura, con una significativa cerimonia che ha visto impegnate le scolaresche e molti docenti, con la completa disponibilità dell’attuale dirigente scolastica, la Prof.ssa Annunziata Pantaleo.
Siamo personalmente testimoni dell’enorme impegno posto in essere dagli alunni, ai quali abbiamo fornito con vero piacere testimonianze e documenti che erano in nostro possesso, per una esauriente raccolta di notizie che meglio tracciassero la figura del Dott. Eugenio Frascaro.
Per la particolare circostanza, alla bella manifestazione organizzata presso l’Oratorio Parrocchiale (28 maggio 2005), presenti figli e parenti di “Don Geniu”, non sono mancate le autorità supersanesi e quelle della vicina Ruffano. Ai convenuti, sono state presentate le laboriose e interessanti ricerche che han prodotto i nostri alunni con la lodevole assistenza dei loro insegnanti.
Nello specifico, la manifestazione si è così svolta:
Prologo alla cerimonia vera e propria, è stato quello programmato dagli organizzatori, con la deposizione di una corona, da parte di una scolaresca, alla base del busto che ricorda il dottor Eugenio Frascaro, sito all’ingresso della casa, presenti i familiari ed il sindaco di Supersano, l’Avv. Giuseppe Stefanelli.
Nel frattempo, l’accogliente teatro dell’Oratorio Parrocchiale andava riempiendosi in ogni ordine di posti, e che, oltre gli alunni e gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo Scolastico, ha accolto i familiari del defunto dottore (i figli Carmelita, Bianca, Tonio e Lillino), tanti parenti ed un discrteto numero di Supersanesi. E qui bisogna rilevare che l’ora dell’incontro (erano le dieci antimeridiane) non ha consentito, purtroppo, una più nutrita presenza di cittadini. A presentare la manifestazione, è stato il Prof. Francesco Alfarano, che ha introdotto gli interventi, chiamando per prima sul palco, la responsabile dell’I.C.S., la Prof.ssa Annunziata Pantaleo, seguita dal Sindaco di Supersano, Avv.Giuseppe Stefanelli, per poi lasciare spazio alla visione di un DVD, dedicato naturalmente a Don Geniu, realizzato dagli alunni della scuola elementare e media e curato, per la raccolta del materiale, dalle docenti, Maria Duma, Diletta Papa e Concetta Papalato, mentre per le riprese e la multimedialità, si sono impegnate le insegnanti Antonella Mastroleo e Gioconda Solda. Il filmato ha per titolo: “Sei passato lasciando alle spalle l’amore”. Uno strumento rievocativo e informativo davvero molto bello e molto ben curato, della qual cosa bisogna dar pieno atto e lode a quelli che lo han prodotto. Di sì prezioso documento, al momento, sono state edite solo 50 copie e offerte ad un ristretto numero di persone, ma è stato ampiamente assicurato che ne verranno comunque fatte tante, si da soddisfare ogni richiesta.
Il DVD, dopo una sommaria ma essenziale presentazione della figura del Dott. Frascaro, supportata anche dalla presentazione di foto e documenti originali, ha proposto un insieme di dichiarazioni e considerazioni sull’operato del benemerito medico di casa nostra, attraverso testimonianze dal vivo, rese da persone intervistate, che hanno offerto momenti reali, vissuti da ciascuno di essi nel loro essere con Don Geniu. Sono stati tratteggiati momenti davvero toccanti, che hanno scatenato ricordi ed emozioni, in verità non ancora sopiti, specialmente in chi, tra i presenti, aveva avuto modo di conoscere personalmente il Dott. Eugenio Frascaro, quali Dema e Preziosa Rizzo, Marisa Marini, Antonietta Toma, Lucia Frascaro, Aldo e Alessandro Panico, Celimanna De Vitis, Michele Marini, Giuseppe Varrazza, Giuseppe Elia ,Rocco Arnisi, Vito Legittimo, Chiara Errico, ed il Cav. Vito Musio, tutti preziosi testimoni di alcuni particolari momenti, vissuti al tempo. Non sono mancati, poi, i ricordi di due persone non più giovani, i Panico, giovanissimi vetturini (del posto bisogna ricordare anche Michele Giurgola), che il dottore aveva assunti per la guida del suo inseparabile calesse.
Inserita nel filmato, una bella poesia rievocativa della vita e dell’opera del medico supersanese, composta e recitata dall’Ins. Donata Zezza. Poi, il The End, cui è seguito un profondo silenzio, interrotto ritmicamente dal rumore dello scalpitìo degli zoccoli di un cavallo, poi…un irrefrenabile applauso misto a qualche lacrima, tra il lampeggiare dei flash delle macchine fotografiche ed il ronzio silenzioso e discreto delle telecamere.
Poi un intervento in palco del Prof. Antonio Elia, pittore e scultore, docente di Anatomia Artistica dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, che ha scoperto e commentato una sua scultura, anch’essa dedicata alla figura del Dott. Frascaro.
Si è giunti, così, alla fine di questa particolare celebrazione, con il saluto dei figli del Dottore, chiamati a gran voce sul palcoscenico: Carmelita, Bianca, Lillino e Tonio, il quale ultimo, segnato da un’irrefrenabile emozione, ha ringraziato con sincero trasporto, tutti quelli che avevano manifestato, in modo così tangibile, il loro attaccamento alla figura del genitore.
Alla fine, calorosi scambi di saluti tra quanti non ci si rivedeva da tempo, prima che un rinfresco chiudesse definitivamente la mattinata.
E fuori, un gran caldo…!


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La manifestazione per la intitolazione della Scuola Media. Cronaca di quella giornata.

Supersano, 7 maggio 1968
Per la intitolazione della locale Scuola Media alla figura del Dott. Eugenio Frascaro, è intervenuto il Vescovo della nostra Diocesi, Mons. Giuseppe Ruotolo, assistito dal Vicario, Mons. Don Antonio De Vitis. Tra le personalità presenti alla cerimonia, da segnalare quella del Prefetto di Lecce, Dott. Silvio Marchegiani, del Sen. della Repubblica, Avv. Francesco Ferrari, degli On.li Imperiale e Urso, del Presidente Prov.le delle ACLI, l’Avv. Evangelista Penza, del Prof. Francesco Rausa, già segreterio prov.le della DC, del Sindaco Cav. Vito Musio, del Consiglio Comunale al completo, dell’arma dei Carabinieri, con la presenza, naturalmente, del Capo d’Istituto, la Prof.ssa Maria De Vitis-Giannuzzi, solo da poco succeduta al Prof. Aldo De Marco, sotto la cui presidenza è stata decisa la intitolazione della Scuola Media. Foltissimo il pubblico convenuto e nutrito il numero degli studenti, accompagnati dai loro insegnanti.
A sì significativa cerimonia, non sono mancati, naturalmente, i familiari dello scomparso Dott. Eugenio, quali la signora Antonietta Cortese ed i figli Carmelita, Bianca, Antonio e Lillino, unitamente ad altri parenti. Per prima cosa, è stata benedetta la targa marmorea indicante la Scuola, posta all’ingresso dell’edificio e donata dalla famiglia Frascaro, unitamente al gonfalone della scuola, offerto dall’Amministrazione Comunale, operazioni, queste, che hanno avuto come madrina, la vedova signora Antonietta.
Esaurite queste operazioni, pubblico e rappresentanze si sono portati nell’aula magna, dove la Preside Giannuzzi, non poco emozionata, ha rievocato la figura dell’ illustre concittadino. E’ seguita, poi, la premiazione di alcuni alunni che maggiormente si sono distinti per condotta e profitto nel corso del passato anno scolastico.
Subito dopo, un alunno, Amedeo De Donno, ha letto un racconto, dal titolo “Addio, Dottore!”, scritto per l’occasione dal Prof, Gino De Vitis, mentre un gruppo di alunne, preparate e dirette dalla Prof.ssa Maria Portaluri, hanno concluso la manifestazione, esibendosi in una applauditissima danza classica, sulle note del motivo di “Lara”, ricavate dal film “Il dottor Zivaco”.
A questo punto, Antonio, il figlio maschio maggiore del Dott. Frascaro, ha fatto conoscere ai presenti che, a partire da quell’anno e per i dieci successivi, la sua famiglia avrebbe elargito una borsa di studio, da assegnare agli alunni più meritevoli, per una somma complessiva pari a £. 100.000. Un lungo applauso ha coronato questo intervento e, prima della chiusura della cerimonia, l’Amministrazione Comunale ha offerto ai presenti un rinfresco. (Copia conforme al verbale stilato in quell’occasione a firma del Prof. De Vitis).

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Antonio Elia: “Omaggio a Eugenio Frascaro”, 2005 – pietra leccese, legno, sabbia – cm. 57 x 102 x 12.

L’opera si sostanzia di due componenti fondamentali: l’ombra e la luce, quale metafora tra passato e presente, concetto espresso mediante l’impiego di materiali e cromature differenti. Essa è caratterizzata da un flusso di energia, una diagonale, espressione simbolica di un gesto ricorrente effettuato con l’intento di cestinare un foglio di carta “vecchio e inutile”. Di questa carta straccia un frammento sfugge al gesto demolitore e attraverso un salto spazio-temporale torna a noi, al presente, alla luce, con l’effigie del dott. Eugenio Frascaro. La scena si svolge alla presenza di simboli storici e socio-culturali di Supersano come la torre dell’orologio, il sole della torre nord del castello ed il blasone posto sull’arco della vetrata centrale del palazzo della fam. Frascaro, che offrono al fruitore dell’opera una suggestiva atmosfera metafisica.